Regolazione della
glicolisi
La glicolisi è un processo metabolico che agisce in
sincronia con altri processi e meccanismi cellulari, basti pensare al ciclo di
Krebs, alla biosintesi degli amminoacidi o alla beta ossidazione degli acidi
grassi.
E’ composta da 10 reazioni catalizzate da 10 enzimi diversi,
enzimi che possono essere sottoposti a controllo. In realtà non tutti e 10 gli
enzimi sono controllati, infatti molte reazioni sono facilmente reversibili, ma
3 processi irreversibili controllano la velocità di flusso. Questi tre enzimi
sono:
1.
Esochinasi ( EK ), enzima di conversione del
glucosio a glucosio 6-P.
2.
Fosfofruttochinasi ( PFK 1 ), converte il
fruttosio 6-P in 1,6-Fruttosiobisfosfato.
3.
Piruvato chinasi ( PK), trasforma il
fosfoenolpiruvato in piruvato.
Esistono più modi per controllare un’enzima, la
modificazione allosterica è uno dei metodi più rapidi, la regolazione genica è
più lenta, ma con un maggior controllo nel tempo.
L’esochinasi
Esistono più isoforme dell’esochinasi, numerate da I a IV.
Queste isoforme catalizzano la stessa reazione, ma sono diverse per la
collocazione all’interno del corpo e per la regolazione. La reazione che
catalizza è la seguente:
Glucosio + ATP Glucosio 6-P + ADP
Come si può capire dal nome, questo enzima non catalizza
esclusivamente questa reazione, ma attacca agli esosi ( da qui il nome ESO ) un
gruppo fosfato Pi; fosforila dunque zuccheri aventi 6C.
Il suo meccanismo d’azione è abbastanza semplice: composta
da due lobi, quando il glucosio si lega con il suo sito attivo induce una
modificazione conformazionale, la proteina enzimatica circonda lo zucchero
totalmente, lasciando scoperto solo il C6. L’ambiente intorno al glucosio
diventa apolare, favorendo il rilascio del Pi dall’ATP. La chinasi si adatta al
substrato, non resta rigida, ciò favorisce la fosforilazione.
Le chinasi I, II e III sono enzimi che hanno una bassa
costante di Michaelis-Menten; la
costante di Michaelis-Menten è una grandezza caratteristica di ciascun enzima.
Essa è un termine che indica
quantitativamente l'affinità tra un enzima e il suo substrato: più basso è il
valore di KM e più
bassa sarà la concentrazione di substrato che permette di raggiungere un valore
di velocità di reazione pari alla metà della velocità massima, il che indica una
alta affinità dell'enzima per il substrato. Viceversa un alto valore di KM indica che sarà necessario più
substrato per raggiungere una velocità di reazione pari alla metà della
velocità massima, il che significa una minore affinità dell'enzima per il substrato.
Le prime tre esochinasi hanno
costanti KM anche inferiore all’1mM. L’esochinasi I è ubiquitaria,
il cui gene si definisce houskeeping, gene costitutivo per la vita. L’esochinasi
II è presente nel tessuto muscolare e l’esochinasi III è inibita da eccesso di
glucosio, inibizione da substrato. Tutte questi enzimi sono inibiti dal
prodotto, il glucosio 6-P. Tale
inibizione è necessaria per prevenire l'accumulo di glucosio 6-P nella cellula
nei casi in cui la velocità di flusso complessiva del pathway è bassa. Il glucosio entrato nella
cellula, infatti, finchè non viene processato dalla esochinasi, è libero di
diffondere nuovamente verso il circolo sanguigno (rendendosi disponibile
eventualmente ad altri distretti dell'organismo), a differenza di quanto
avviene per il glucosio-6-fosfato, carico e dunque impossibilitato a passare la
membrana. Un suo eccessivo accumulo, inoltre, causerebbe un elevato
rigonfiamento della cellula per osmosi.
La IV è detta glucochinasi, ha
un’importanza fondamentale nell’organismo. Si colloca principalmente nel
fegato, ma viene sintetizzata anche nel pancreas e nell’ipotalamo. La sua
costante è quasi 100 volte maggiore di quella delle precedenti chinasi,quindi
fosforila il glucosio a concentrazioni molto più grandi, oltretutto non è
inibita dal prodotto di reazione, il glucosio 6-P. Quindi anche se il glucosio
6-P si accumula negli epatociti il meccanismo continua a fosforilare glucosio.
Questo enzima è inibito dal fruttosio 6-P,cioè il prodotto del passaggio
successivo della glicolisi, perciò se il rapporto [Glu]/[Fru6P]rimane alto
l’enzima continua a fosforilare, altrimenti se il [Fru6P] aumenta, una proteina
inibitrice viene rilasciata nel citosol e sequestra l’esochinasi nel nucleo,
dove non può fosforilare. Quando [Glu] aumenta e attraverso i pori nucleari
penetra nel nucleo, l’esochinasi si libera e torna nel citosol a fosforilare.
La costante di Michaelis è importante anche per il fatto che,essendo grande,
l’esochinasi IV ha bassa affinità per il glucosio, quindi serve una discreta
quantità di glucosio per attivarla allostericamente. Quando il glucosio nel
sangue è basso nel fegato si attiva la gluconeogenesi, la concentrazione di
glucosio aumenta sensibilmente, ma non in modo tale da attivare l’ esochinasi
IV, così che il glucosio possa entrare nel torrente circolatorio e aumentare la
sua concentrazione sanguigna.
Fosfofruttochinasi
Questo enzima catalizza il passaggio
3 della glicolisi, cioè la trasformazione del fruttosio 6-P in
1,6-fruttosiobisfosfato. Da F6P a F16BP. Il controllo di questa reazione è
fondamentale, poiché indirizza il fruttosio 6-P unicamente nella glicolisi. La
reazione che catalizza è la seguente:
Fruttosio
6-P + ATP Fruttosio 1,6-BP e ADP
Essendo il F16BP unicamente un
substrato glicolitico, essendo la glicolisi un processo per produrre energia
sotto forma di ATP, se la [ATP] aumenta e l’ATP si accumula, questo spegne
l’enzima e il pathway si blocca.
Viceversa se la concentrazione di AMP
e ADP aumenta, essendo sinonimo di mancanza di energia, la PFK 1 si attiva,
fosforilando il fruttosio 6-P.
Ci sono vari modi per produrre
energia nel nostro organismo,l’ossidazione degli acidi grassi e uno di questi.
Per non produrre energia inutilmente, quando abbiamo la produzione di
citrato,intermedio del catabolismo degli acidi grassi, il citrato inibisce
l’enzima, aumentando l’affinità tra enzima e ATP.
Un substrato particolare di
inibizione/attivazione è il fruttosio 2,6-BP.
Quando il livello di glucosio ematico
diminuisce, il glucagone segnala alfegato di produrre più glucosio, di
rilasciarne di più nel sangue e di non utilizzarlo per il suo fabbisogno.
Inibisce quindi la glicolisi, stimola la glicogenolisi e la gluconeogenesi.
Quando il livello nel sangue è alto l’insulina stimola la glicolisi, la sintesi
del glucosio e quella dei triacilgliceroli, o trigliceridi.
Il fruttosio 2,6-BF regola questi
meccanismi. Si lega alla PKF 1 e aumenta l’affinità per il fruttosio-6P,
diminuisce l’affinità per ATP e citrato. Stimola quindi la glicolisi, rallentando
la gluconeogenesi.
Insulina e glucagone regolano il
metabolismo del glucosio intervenendo sulla fruttosio-2,6-bisfosfato.
In che modo? Quando il livello di
glucosio ematico aumenta, le cellule beta del pancreas rilasciano l’ormone
insulina. Questo ormone si lega sul suo recettore di membrana e attiva la
proteina G, che catalizza il passaggio del ATP ad cAMP. Questo ultimo va ad
attivare la proteina chinasi cAMP dipendente (PKA), che de fosforila l’enzima
PFK 2, cioè la fosfofruttochinasi 2, cioè la proteina responsabile della
trasformazione del fruttosio 6-P in fruttosio 2,6-BP. Il F26BP va dunque ad
attivare la PKF 1, che fosforila il fruttosio 6-P a F16BP, continuando la
glicolisi.
Al contrario fa il glucagone,
attivando la proteina fosfatasi 2 che de fosforila la fruttosio 2,6-bisfosfato,
riconvertendo il substrato in fruttosio 6-P, necessario per la gluconeogenesi.
Anche i bassi livelli di pH inibiscono l'attività della fosfofruttochinasi, prevenendo
così una eccessiva produzione di acido
lattico, in grado di generare un crollo ulteriore del
pH, condizione molto grave per l'organismo.
Piruvato chinasi
Questo enzima catalizza il passaggio
da PEP a piruvato.
Sono presenti 3 isoforme: L, nel fegato, M muscoli, A altri tessuti.
Livelli elevati di ATP e acil-CoA a
catena lunga inibiscono l’enzima, come abbiamo visto in precedenza, ma anche l’alanina
inibisce l’enzima piruvato chinasi. Questo perché il piruvato è sintetizzabile
dall’alanina, livelli molto alti di alanina inibiscono dunque la defosforilazione
del PEP. L’isozima L è disattivato dal glucagone, in modo che non possa più
produrre piruvato, più difficile da riconvertire in glucosio del PEP.
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