Farmacocinetica
Assorbimento,
distribuzione, metabolismo, escrezione e attività di un farmaco sono tutti
processi che ne comportano il passaggio attraverso le membrane cellulari. Le
caratteristiche di un farmaco che ne determinano la distribuzione sono: peso
molecolare, caratteristiche strutturali, grado di ionizzazione, liposolubilità
relativa delle sue forme ionizzate e non, legame alle proteine plasmatiche e
tissutali.
-
Flusso
passivo attraverso la membrana: le molecole di farmaco penetrano per
diffusione secondo un gradiente di concentrazione (forma di trasporto
predominante); tale passaggio è direttamente proporzionale all’entità del
gradiente di concentrazione del farmaco, al suo coefficiente di ripartizione
lipidi-acqua (deve essere alto) e all’area della membrana esposta al farmaco.
Molti farmaci
sono acidi o basi deboli, sono quindi presenti sia in forma ionizzata
che in forma deionizzata; generalmente le molecole non ionizzate sono più
liposolubili e sono quindi in grado di attraversare più facilmente la membrana
cellulare, al contrario delle molecole in forma ionizzata; appare quindi chiaro
che il gradiente di pH presente ai due lati della membrana gioca un ruolo
chiave nella distribuzione del farmaco. All’equilibrio un farmaco acido sarà
accumulato sul lato più basico della membrana e un farmaco più basico sul lato
più acido.
I gruppi
ionizzabili più comuni sono gli acidi carbossilici e le ammine primarie.
Il pH è
importante anche a livello dell’escrezione, infatti urine alcaline favoriscono
l’escrezione degli acidi deboli (es. aspirina); urine acide invece favoriscono
l’escrezione di basi deboli.
-
Trasporto
di membrana mediato da un trasportatore: è un metodo di trasporto meno
frequente rispetto alla diffusione ma ha comunque importanza; viene distinto
in:
o
Trasporto attivo: avviene utilizzando
energia
o
Diffusione facilitata: è un processo di
trasporto mediante trasportatore che non comporta dispendio energetico, lo
spostamento del soluto avviene secondo gradiente.
Vie di somministrazione dei farmaci
Le diverse vie di
somministrazione utilizzate per un farmaco hanno un ruolo molto importante nel
determinare la biodisponibilità (F) di esso, F indica la frazione della
quantità di farmaco somministrata che raggiunge il proprio sito d’azione o il
fluido biologico (sangue) dal quale il farmaco ha accesso al proprio sito
d’azione.
o
Somministrazione
orale: è il metodo più comune, più sicuro e più economico di
somministrazione di un farmaco. Gli svantaggi sono l’assorbimento limitato di
alcuni farmaci a causa delle loro caratteristiche chimico-fisiche, l’emesi, la
distruzione di alcuni farmaci da parte di enzimi digestivi, la necessità di
collaborazione del paziente. Dopo somministrazione orale un farmaco passa
sequenzialmente dal lume dell’intestino alla parete dello stesso e quindi
attraverso il fegato prima di raggiungere la circolazione sistemica. Si possono
avere reazioni di biotrasformazione nel lume prima dell’assorbimento, nella
parete dell’intestino durante l’assorbimento e nel fegato dopo l’assorbimento.
I fattori
principali che determinano l’assorbimento sono la superficie d’assorbimento,
l’entità del flusso sanguigno nel sito d’assorbimento, lo stato fisico del
farmaco e la sua solubilità in acqua. L’assorbimento in genere avviene per diffusione
passiva, è quindi importante che il farmaco si trovi in forma non ionizzata
(lipofila); i farmaci acidi deboli saranno meglio assorbiti nell’intestino (pH
3-6), mentre l’assorbimento dei farmaci basi deboli avverrà maggiormente nello
stomaco (pH 1-2); l’assorbimento è più veloce nell’intestino che nello stomaco
a causa della sua maggiore superficie disponibile.
o
Preparazioni
a rilascio controllato: sono formulazioni ideate per avere un assorbimento
del farmaco lento ed uniforme per un periodo di 8 ore o più; vengono utilizzate
soprattutto per farmaci a emivita plasmatica breve (<4 ore).
I
vantaggi potenziali sono la diminuzione del numero di somministrazioni, una
diminuzione degli effetti collaterali legati ai picchi di concentrazione del
farmaco nel sangue, un mantenimento dell’effetto terapeutico anche durante la
notte (terapia della depressione, della sindrome da deficit di attenzione e
iperattività).
Questa
preparazione però possiede diversi aspetti critici: la variabilità tra pazienti
è maggiore rispetto ad altre forme farmaceutiche (con conseguente aumento di
range degli effetti), può avvenire l’assorbimento rapido dell’intera dose che
può causare tossicità.
o
Somministrazione
sublinguale: la superficie di assorbimento è ridotta, ma i farmaci assunti
in questa forma evitano la circolazione portale e quindi il metabolismo epatico
ed intestinale (effetto di primo
passaggio a pag 4), essendo assorbiti dal sistema venoso del cavo orale che
è diretto verso la vena cava superiore.
o
Assorbimento
transdermico: assorbimento attraverso il derma (liberamente permeabile a
molti soluti, al contrario dell’epidermide). L’assorbimento avviene facilmente
attraverso la cute abrasa, ustionata, disepitelizzata e in condizioni che
aumentano il flusso ematico cutaneo (es. infiammazione).
o
Somministrazione
rettale: questa via di somministrazione consente al 50% del farmaco di non
essere metabolizzato dal fegato, inoltre l’enzima CYP3A4 è presente nella parte
superiore dell’intestino, ma non in quella inferiore. L’assorbimento rettale è
tuttavia spesso irregolare e incompleto.
o
Somministrazione parenterale: le
principali modalità di somministrazione sono la via endovenosa, la via
sottocutanea e la via intramuscolare. L’assorbimento dal sito sottocutaneo e
intramuscolare verso il plasma avviene per diffusione semplice secondo
gradiente. I farmaci somministrati nella circolazione sistemica attraverso una
via qualunque, esclusa quella intrarteriosa, sono soggetti all’eliminazione di
primo passaggio nel polmone, prima che avvenga la distribuzione nel resto dell’organismo.
- Endovenosa: la
biodisponibilità è completa e rapida e il rilascio del farmaco è controllato in
modo accurato. Il rischio più comune è quello di ottenere reazioni indesiderate
in seguito alla somministrazione eccessiva del farmaco; il farmaco può essere
somministrato in bolo (piccolo volume iniettato rapidamente), oppure tramite
infusione (volume iniettato in un tempo più lungo).
- Sottocutanea: viene
utilizzata per farmaci che non provocano irritazione ai tessuti; l’assorbimento
è spesso costante e lento.
- Intramuscolare: l’assorbimento è
piuttosto rapido, in funzione della velocità del flusso ematico presente nel
sito di iniezione, esso aumenta in seguito ad attività fisica del muscolo (es.
iniezione nella coscia e poi corsa) o anche in seguito ad un bagno caldo
(vasodilatazione).
- Intrarteriosa: l’intento è quello
di raggiungere un particolare organo o tessuto; è un’iniezione che richiede
molta attenzione e deve essere attuata da personale specializzato. Gli effetti
di primo passaggio (a pag 4) sono irrilevanti.
- Intratecale: viene utilizzata per
quei farmaci che non sono in grado di attraversare facilmente la barriera
ematoencefalica; i farmaci vengono direttamente iniettati nello spazio spinale
subaracnoideo.
o
Assorbimento
polmonare: l’assorbimento e l’accesso alla circolazione sono rapidi, data
la notevole estensione dell’area superficiale dei polmoni. In caso di patologie
polmonari è molto utile in quanto il farmaco raggiunge subito il sito d’azione
(aerosol).
o
Applicazioni
topiche:
-
Mucose:
sono farmaci utilizzati principalmente per uso locale.
-
Occhio:
l’utilizzo è soprattutto locale, l’assorbimento avviene attraverso la cornea.
Distribuzione dei farmaci
In seguito
all’assorbimento nella circolazione sistemica un farmaco si distribuisce negli
spazi interstiziali e nei fluidi intracellulari in base a fattori fisiologici e
alle proprietà chimico-fisiche del singolo farmaco.
Inizialmente la
maggior parte del farmaco raggiunge gli organi maggiormente vascolarizzati
(fegato, reni, cervello); solo in un secondo momento la distribuzione del
farmaco avviene anche in muscoli, tessuto adiposo e cute.
Con l’eccezione
del cervello, la diffusione del farmaco nei liquidi interstiziali avviene
rapidamente, a causa dell’elevata permeabilità della membrana endoteliale dei
capillari; il gradiente di pH tra plasma e tessuti è minimo (7.0 vs 7.4),
pertanto il fattore più importante nel determinare la ripartizione
sangue-tessuto è il legame del farmaco con le proteine plasmatiche che ne
limitano la concentrazione in forma libera.
Le principali
proteine plasmatiche che legano i farmaci sono l’albumina (lega farmaci acidi) , l’α1-glicoproteina
acida (lega farmaci basici) e le lipoproteine (legano farmaci
lipofili); il legame è altamente reversibile; la frazione totale di farmaco
legato nel plasma dipende dalla concentrazione del farmaco, dalla sua affinità
per i siti di legame e dal numero di siti di legame.
Il legame delle
proteine plasmatiche diminuisce la concentrazione di farmaco libero all’interno
del plasma, che è la sola frazione del farmaco in equilibrio ai due lati della
membrana.
Succede che molti
farmaci si accumulano nei tessuti a concentrazioni molto più elevate che nei
liquidi extracellulari e nel plasma; questo avviene a causa di un trasporto
attivo oppure, caso più frequente, di un legame dei farmaci a costituenti
cellulari quali proteine o fosfolipidi ed è generalmente reversibile. Questo
accumulo può essere utilizzato come fonte di riserva, ma può anche risultare
dannoso e provocare tossicità a livello locale. Alcuni esempi sono il tessuto adiposo, in grado di
immagazzinare molti farmaci liposolubili in modo piuttosto stabile, essendo
poco vascolarizzato e le ossa, in
cui si possono accumulare tetracicline e metalli pesanti e tossici (piombo,
radio) che vengono rilasciati lentamente nel plasma e possono determinare
effetti a lungo termine anche dopo che l’esposizione è terminata.
Ridistribuzione
La fine
dell’effetto farmacologico di un farmaco è determinata generalmente dai
processi di metabolismo ed escrezione dello stesso, ma può anche risultare
dalla ridistribuzione del farmaco dal sito d’azione ad altri distretti o
tessuti, un esempio è l’anestetico tiopental,
esso raggiunge concentrazioni elevate molto velocemente nel cervello, ma non
legandosi con i costituenti cellulari nervosi la sua concentrazione segue
quella plasmatica e, diffondendosi in altri tessuti (muscoli), cala
drasticamente determinando una rapida scomparsa dell’anestesia.
La
localizzazione anatomica dei compartimenti non è possibile: si può assumere che
il farmaco tende a
distribuirsi più
rapidamente negli organi maggiormente perfusi.
La distribuzione
dei farmaci dal torrente circolatorio al SNC
è determinata dalla presenza di giunzioni
serrate continue tra le cellule endoteliali dei capillari cerebrali, questo
significa che la penetrazione del farmaco all’interno del cervello dipende dal
trasporto transcellulare (il soluto passa attraverso la cellula) piuttosto che
da quello paracellulare (il soluto passa attraverso le giunzioni tra le
cellule).
Più un farmaco è
lipofilo, più è probabile che esso attraversi la membrana.
Metabolismo dei farmaci
Per accedere alle cellule e raggiungere i loro siti
d'azione, i farmaci generalmente devono possedere determinate proprietà
fisiche; infatti, la maggior parte dei
farmaci è idrofobica, proprietà che permette loro di attraversare il doppio
strato lipidico delle cellule. I farmaci lipofili, però, sono difficilmente
eliminabili, per questo la loro biotrasformazione in metaboliti più idrofili è essenziale
sia per l’eliminazione di essi, sia per porre fine alla loro attività
biologica. Raramente queste trasformazioni producono metaboliti con una forte
attività farmacologica o con proprietà tossiche. Il metabolismo dei farmaci si
può dividere in:
-
Reazioni
di funzionalizzazione di fase 1: sono reazioni (idrolisi,
ossidazione,riduzione) che introducono o espongono un gruppo funzionale
permettendo che il prodotto del metabolismo di fase 1 serva da substrato per
gli enzimi di fase 2; sono reazioni che in genere determinano la perdita
dell’attività farmacologica, ad eccezione dei profarmaci, composti farmacologicamente inattivi che vengono
attivati dall’idrolisi di un legame estere o amidico (ACE-inibitori).
I
prodotti di queste trasformazioni, se non vengono escreti rapidamente nelle
urine, possono reagire con composti endogeni per formare prodotti coniugati
altamente idrosolubili (reazioni di fase 2). Le reazioni di fase 1 sono
effettuate da CYP mono-ossigenasi ed epossido idrolasi.
-
Reazioni
di coniugazione di fase 2: portano alla formazione di legami covalenti tra
un gruppo funzionale del composto progenitore o un metabolita di fase 1 con
composti di origine endogena (ac. Glucuronico, solfato, glutatione…); lo scopo
è quello di formare composti coniugati altamente polari che sono in genere
inattivi e vengono rapidamente escreti nelle urine. Gli enzimi di fase 2
comprendono diverse superfamiglie di enzimi di coniugazione come glutatione
S-transferasi GST, UDP-glucuroniltransferasi UGT, solfotransferasi (SULT),
metiltransferasi (MT) e acetiltransferasi (NAT).
EFFETTO DI
PRIMO PASSAGGIO = riduzione della biodisponibilità a causa dei processi
metabolici ed escretori del fegato e enterici. Interessa soprattutto i farmaci
assorbiti dal tratto GI, i quali prima di raggiungere il proprio sito d'azione
vengono in parte inattivati o deviati da enzimi epatici ed enterici. Il
fenomeno può avvenire anche con farmaci somministrati per via aerea, che
vengono metabolizzati dal tessuto della mucosa nasale e del tessuto polmonare.
Sebbene una
quota di farmaco sfugga al metabolismo di primo passaggio nel tratto GI e nel
fegato, i passaggi successivi attraverso il fegato determinano un crescente
metabolismo del farmaco fino a quando non viene eliminato. Così, farmaci che
vengono scarsamente metabolizzati restano nell'organismo per periodi più lunghi
e mostrano un'emivita di eliminazione molto più lunga rispetto ai farmaci che
vengono metabolizzati rapidamente.
I CYP 450
costituiscono una superfamiglia di enzimi che contengono una molecola di eme.
Sono state identificate forme multiple (20-211
isoenzimi del Citocromo P450). Ogni P450 è codificato da
uno specifico
gene classificato in famiglie e sottofamiglie. Vengono indicati con la radice
CYP seguita da
un numero che designa la famiglia, una lettera che
identifica la sottofamiglia e un altro numero che
contraddistingue l'isoforma.
I CYP utilizzano l'ossigeno e H+ derivati dal
NADPH per effettuare l'ossidazione dei loro substrati. Il
risultato della biotrasformazione è un
substrato ossidato e una molecola d'acqua come sottoprodotto.
Si può riassumere l'azione in 4 fasi:
- Il substrato esogeno (DRUG) reagisce con la
forma ossidata del citocromo P450 (Fe3+)
-
Il citocromo viene ridotto allo stato di Fe2+ accettando un elettrone messo a
disposizione da NADPH citocromo P450 reduttasi
-
Il complesso substrato-citocromo ridotto incorpora una molecola di ossigeno
(O2)
- Si formano una molecola di H2O, il substrato idrossilato (OX-DRUG) e la forma ossidata del citocromo P450. (Nell'immagine c'è OXIDAZED DRUG)
I CYP svolgono anche altre funzioni
come: sintesi degli acidi biliari, sintesi e metabolismo ormoni, sintesi
trombossano e metabolismo degli acidi
grassi.
Il
55% dei farmaci è metabolizzato dall'enzima CYP3A.
INTERAZIONI TRA FARMACI
Modificazione qualitativa e/o
quantitativa dell'azione di un farmaco causata dalla concomitante
assunzione di altri farmaci. Le
interazioni tra farmaci possono essere volute o indesiderate e solo poche interazioni sono di sufficiente
intensità da essere clinicamente importanti. Un'interazione risulta previdente
solo quando il farmaco interagente entra a contatto con l'organismo per la prima
volta o quando viene eliminato. Possono essere classificate in:
·
interazioni nell'assorbimento
·
interazioni nel legame alle proteine
·
interazioni nel metabolismo tra farmaci, evento
particolarmente evidente con CYP epatici; esempio: statine e altri farmaci
hanno interazione a carico del CYP3A4
·
interazioni nel legame al recettore
·
interazioni nell'attività terapeutica
L'interazione può
essere:
·
additivo quando gli effetti combinati dei due
farmaci equivalgono alla somma degli effetti di ciascuno somministrato da solo
·
sinergistico quando l'effetto combinato è
superiore alla somma degli effetti di ciascun farmaco somministrato da solo
·
potenziamento descrive il manifestarsi di un
effetto tossico di un farmaco in conseguenza della presenza di un altro farmaco
·
antagonismo che è l'interferenza di un farmaco
verso un altro. Può essere: funzionale o fisiologico quando due composti
producono azione opposta sullo stesso distretto fisiologico; chimico o di
inattivazione quando avviene la neutralizzazione degli effetti di un farmaco;
di disponibilità quando viene alterata la disponibilità di una sostanza;
recettoriale che prevede la competizione per lo stesso sito di legame.
Le interazioni
nei confronti degli enzimi metabolici possono essere:
·
L’inibizione enzimatica in genere
coinvolge la competizione di un altro farmaco per lo stesso sito di legame
dell’enzima
·
L’induzione
enzimatica si verifica quando un farmaco è in grado di stimolare la sintesi
proteica enzimatica, aumentando così la capacità di metabolizzazione
dell’enzima
TRASPORTATORI DI MEMBRANA
I trasportatori sono
proteine di membrana presenti in tutti gli organismi e controllano l'influsso e
efflusso di nutrienti, ioni, sostanze di rifiuto e farmaci. Le funzioni dei
trasportatori possono essere facilitatorie (senza richiesta di energia) o di
attivazione (necessitano di energia).I trasportatori importanti in
farmacocinetica generalmente sono localizzati nell'epitelio intestinale, renale
ed epatico, ma anche a livello della barriera emato-encefalica. Cooperano con
gli enzimi che metabolizzano i farmaci per eliminare questi ultimi e i loro
metaboliti (come MDR1 e CYP3A4).
Due
superfamiglie principali giocano un ruolo cruciale nel trasportarto dei
farmaci:
·
Le proteine ABC sono dei trasportatori attivi
primari che si basano sull'idrolisi di ATP per pompare attivamente i loro
substrati attraverso le membrane. Sono raggruppate in 7 sottoclassi in base
all'omologia di sequenza. Mediano unicamente l'efflusso unidirezionale. Un
trasportatore molto significativo di questa classe è la glicoproteina G o MDR1
o ABCB1, appartenente alla sottoclasse ABCB.
Presente in
diversi tessuti e organismi, è distribuita soprattutto a livello di fegato,
rene, intestino, ovaie, testicoli, placenta, barriera emato-encefalica dove
svolge un ruolo protettivo nei confronti degli xenobiotici. MDR1 svolge un
ruolo sinergico con CYP3A4, infatti alcune molecole di farmaco (dopo essere
state assorbite dagli epatociti) vengono metabolizzate da CYP3A4, mentre le
altre, sfuggite alla conversione metabolica, vengono eliminate dalle cellule
grazie a MDR1. Uno dei substrati più studiati della glicoproteina P è la
digossina, eliminata principalmente per via renale grazie all'azione di MDR1.
Sono stadi condotti, infatti, studi su soggetti sani con inibitori di MDR1 e
digossina come farmaco di prova, che dimostrarono una riduzione marcata
dell'escrezione renale di digossina. Un altro trasportatore appartenente alla
famiglia delle proteine ABC è il BCRP (Breast Cancer Resistance Protein) che come
MDR1 ha funzione importante nell'estrusione di sostanze.
·
I trasportatori del soluto o SLC (solute carrier) sono proteine
organizzate in 48 sottofamiglie, e mediano sia la captazione che l'efflusso dei
farmaci. Ricordiamo tra le sottofamiglie la SLC:
- SLCO che
comprende il trasportatore OATP, espresso nel fegato, ma anche in molti altri
tessuti come la barriera emato-encefalica, l'epitelio ciliare, l'intestino, il
tubulo distale, la placenta, il muscolo scheletrico dove capta e estrude specialmente anioni. Questo
trasportatore è necessario agli epatociti per captare dal circolo sanguigno
sostanze, in particolare acidi biliari, bilirubina e farmaci, che verranno poi
riversati nella bile mediante una proteina di estrusione come MRP2.
- SLC22 che
comprende i due trasportatori OAT (captatore di anioni) e OCT (captatore di
cationi).
Escrezione dei farmaci
I farmaci sono
eliminati dall’organismo immodificati (escrezione), o trasformati in
metaboliti. Tutte le vie di eliminazione, ad eccezione dei polmoni, sono più
facilitate con composti polari, rispetto alla sostanze liposolubili(che devono
quindi essere trasformate in composti più polari).
o
Escrezione
renale: i processi principali sono la filtrazione glomerulare, la
secrezione tubulare attiva e il riassorbimento tubulare passivo (diffusione
passiva). La quantità di farmaco che entra nel tubulo dipende dalla velocità di
filtrazione globulare e dal legame dello stesso con le proteine plasmatiche
(solo il farmaco non legato viene filtrato).
o
Escrezione
con la bile e con le feci: esistono dei trasportatori sia a livello
dell’epatocita (trasportano il farmaco nella bile e quindi nel tratto GI), sia
a livello degli enterociti (mediano la secrezione diretta dei farmaci dalla
circolazione sistemica verso il lume intestinale). I farmaci e metaboliti
possono anche essere riassorbiti in senso inverso, dall’intestino verso
l’organismo; questo ricircolo enteroepatico può prolungare significativamente
la presenza di un farmaco e i suoi effetti nell’organismo.
o
Escrezione
mediante altre vie: l’escrezione mediante sudore, saliva e lacrime non è
importante quantitativamente; la presenza di farmaco nel latte materno può
essere potenzialmente pericolosa per il neonato (latte più acido del plasma → concentrazioni maggiori
di metaboliti basici).
POSOLOGIA
La concentrazione plasmatica di
un farmaco costituisce la fonte sperimentale a disposizione e va vista come la
risultante istantanea di eventi che riforniscono i tessuti di principio attivo
(assorbimento – distribuzione) e di eventi che lo sottraggono all’organismo
(metabolismo- escrezione).
Correlazione tra la concentrazione
plasmatica del farmaco (curva concentrazione – tempo) e la risposta
farmacologica
Definizione e ottimizzazione dei
regimi posologici
Il farmaco mostra i suoi effetti con
andamento temporale caratteristico. L'effetto del farmaco è correlato alla
concentrazione di questo nel plasma (Cp). L'insorgenza dell'effetto è preceduto
da un periodo di latenza, dopo il quale l'effetto aumenta fino a un massimo per
poi decrescere. Se non viene somministrata un'altra dose, l'effetto scompare
non appena il farmaco viene eliminato. L'intensità dell'effetto di un
farmaco è correlata alla sua concentrazione che deve superare la Cmin efficace
(MEC), mentre la durata dell'effetto riflette il periodo di tempo
durante il quale il livello di farmaco è superiore alla Cmin efficace. Il
MEC sembra essere approssimativamente
uguale alla C di farmaco che produce
circa la metà dell'effetto TERAPEUTICO (non dell'effetto massimo del
farmaco sull'organismo che comprende gli effetti collaterali) possibile. Oltre
alla Cmin efficace, esiste un altro paramentro: la Cmax; questi delimitano la
“finestra terapeutica” , ovvero l'intervallo fra la concentrazione minima, al
di sotto della quale il farmaco è clinicamente inefficace, ed la concentrazione
massima al di sopra della quale compaiono effetti tossici. L'obiettivo
terapeutico dovrebbe essere, quindi, quello di ottenere e mantenere
concentrazioni che sono all'interno della finestra terapeutica. Un aumento
della dose prolunga la durata d'azione del farmaco, ma con il rischio di
incrementare la probabilità di effetti indesiderati.
Somministrazioni ripetute
medie
stazionarie che fluttuano in un intervallo min/max.
•L’entità
delle fluttuazioni nell’intervallo tra le dosi dipende principalmente dalla
velocità di assorbimento, dal tempo di emivita e dall’intervallo di
somministrazione.
Grafico:
D
= dose farmaco
τ =
intervallo tra le dosi
Cmax=
concentrazione massima
Cmin=
concentrazione minima
Le
dosi ripetute fanno aumentare la concentrazione del farmaco nel sangue e poi la
mantengono costante (steady state) nel tempo. L'ideale sarebbe somministrare il
farmaco ad ogni emivita. Nei
casi in cui il farmaco da somministrare presenta alto I.T. si possono somministrare dosi molto
più elevate rispetto a quelle necessarie per la terapia con un intervallo tra
le dosi più lungo dell'emivita di eliminazione.
Quindi t1/2 = τ.
Css=
Steady state= DOSE * F/ Vd * K * τ
DOSE = dose di mantenimento (100
nell'esempio sopra)
F= Biodisponibilità
K= ln2/ t1/2
Dose iniziale d'urto è una dose o una serie di dosi che
possono essere somministrate all'inizio di una terapia con l'intento di
raggiungere rapidamente la concentrazione desiderata
DL= DOSE/1- e-kτ
La dose iniziale d'urto può servire
sia: per comodità ad esempio quando il farmaco da somministrare presenta alto
I.T. si possono
somministrare dosi molto più elevate rispetto a quelle necessarie per la
terapia con un intervallo tra le dosi più lungo dell'emivita di eliminazione;
che per necessità, come nel caso della lidocaina. Questo è farmaco con emivita
di 1 o 2 ore, è usato per le aritmie post-infarto, di conseguenza non ci si può
permettere di aspettare 4-8 ore per raggiungere lo steady state, bensì useremo
una dose d'urto maggiore.
PARAMETRI DELLA
FARMACOCINETICA
L’emivita
biologica di un farmaco (t1/2)
è il tempo necessario perché, a distribuzione completata,
la sua consentrazione plasmatica si
riduca della metà. E' una caratteristica costante del farmaco.
Il Volume di distribuzione
apparente è il V di fluidi biologici necessario a contenere il farmaco presente
nell'organismo alla stessa concentrazione in cui si trova nel plasma. Se il Vd
di un farmaco è elevato (superiore al V dell'acqua corporea 42L) vuol dire che
uno o più tessuti accumulano il farmaco.
Vd= Q/C
Q è la quantità di farmaco
nell'organismo, C è la concentrazione plasmatica del farmaco.
La clearance
totale rappresenta la quota di Vd (volume di liquido) liberata dal
farmaco nell’unità di tempo ad opera dell’organismo. Misura dell’eliminazione
di un farmaco tramite processi di biotrasformazione o escrezione (Cl renale+Cl
epatica). La Clt è una misura di eliminazione del farmaco più
appropriata del t1/2 perché tiene conto anche della distribuzione
del principio attivo.
Altro
parametro è la clearance d'organo:
Cld'organo=
Q * (Cin – Cout)/ Cin
Clt=
Vd*kel
L'Area
Sottessa alla Curva è un parametro
fondamentale nel calcolo della biodisponibilità (F) del farmaco oltre che a
costituire un mezzo di calcolo della Vd e Clt.
La Biodisponibilità Indica la
velocità e la quantità di principio attivo che viene assorbito da una forma
farmaceutica e raggiunge immodificata il circolo sistemico.
Per poter determinare il parametro F
occorre sempre fare il confronto tra due somministrazioni separate dello
stesso farmaco. Se si confrontano una forma IV e una OS dello stesso farmaco si
può ricavare:
F = AUCOS/AUCIV =
Biodisponibilità assoluta
Se si confrontano due formulazioni
diverse:
F = AUCa/AUCb =
Biodisponibilità relativa
Forme farmaceutiche bioequivalenti:
sono forme farmaceutiche che non differiscono in maniera significativa quanto a
velocità e grado di assorbimento, quando sono somministrate alla stessa dose
molare in condizioni sperimentali simili.
Se le forme farmaceutiche sono
bioequivalenti e terapeuticamente equivalenti ne consegue che l’efficacia e la
sicurezza clinica di queste forme farmaceutiche sono simili e possono essere
usate indistintamente.
Ordini di cinetica
•Cinetica di ordine primo
–In una cinetica di primo ordine la
frazione della dose che viene assorbita, distribuita o eliminata nell’unità di
tempo è costante ed indipendente dalla dose somministrata (es dopo infusione)
•Cinetica di ordine zero
–In una cinetica di ordine zero la quantità assoluta di farmaco che viene assorbita, distribuita o eliminata nell’unità di tempo è costante ed indipendente dalla concentrazione di farmaco nel sistema (es durante infusione).
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