ANTITUMORALI
Cancro:
termine generale
Tumore: si riferisce al cancro solido
Neoplasia: si riferisce al cancro senza un sito definito
Tumore: si riferisce al cancro solido
Neoplasia: si riferisce al cancro senza un sito definito
Il cancro è un processo a più fasi che è accompagnato da una graduale perdita di controllo sia della stabilità genomica, sia della crescita cellulare.
La
caratteristica principale è la differenziazione e la crescita incontrollata di
cellule anomale che non seguono i normali meccanismi di regolazione. Queste
cellule sono in grado di invadere il normale tessuto adiacente (che andrà
incontro a degenerazione) e dar luogo a metastasi.
La cellula
di un tumore presenta queste caratteristiche:
-modifica
delle dimensioni e forma del nucleo (PLEIOMORFISMO)
-aumento
delle dimensioni del nucleo con conseguente variazione del rapporto
nucleo/citoplasma da 1:6 fino a 1:3/1:2
-nucleo
POLIMORFO E IPERCROMICO a causa dell’elevata quantità di DNA (indice di
attività riproduttiva)
-fusi
mitotici atipici (polipolari)
In alcuni
tumori possiamo riscontrare modifiche anche negli organuli citoplasmatici e
nella membrana. Inoltre queste cellule non hanno bisogno di fattori di crescita
per la loro sopravvivenza (autonomia di crescita) e la loro crescita non è
influenzata dall’inibizione da contatto e quindi crescono in modo
incontrollato, ammassandosi le une sulle altre.
Un tumore
si sviluppa in seguito ad un danno nel DNA. Questo danno può insorgere o per
una mutazione casuale durante i normali processi di duplicazione oppure può
essere dovuta all’azione di un agente cancerogeno. Spesso accade che nei tumori
non funzioni i sistemi di “controllo” e di riparazione del DNA, come il fattore
di trascrizione p53. Questo induce l'espressione dei geni della riparazione del
DNA.
I
principali geni riguardanti l’insorgenza di tumori sono classificati in 3
categorie: protoncogeni, oncogeni e oncosoppressori.
I
protoncogeni sono degli oncogeni presenti normalmente nella cellula e possono
trasformarsi negli oncogeni veri e propri in due modi:
-alterazione
della sequenza genica e conseguente modifica dell’attività
-aumento
dell’espressione del protoncogene con conseguente aumento dell’attività
riproduttiva (proteine)
I geni
oncosoppressori, invece, sono geni che limitano il processo riproduttivo delle
cellule (apoptosi e adesione cellulare)
e una modifica nella loro sequenza genica che ne determini
l’inattivazione porta all’insorgenza del tumore.
Ciclo cellula tumorale
Come ogni
cellula, la cellula tumorale possiede diverse fasi del ciclo:
- G0: la
fase G0 è una fase che precede la fase G1 ed è come una sorta di check point
per la cellula poichè in questa fase avviene il controllo del materiale
genetico e l'eventuale correzione degli errori che vengono trovati
- G1: periodo
che va dalla fine di una mitosi alla fase di sintesi del DNA che precede la
mitosi successiva. Durante la fase G1 la cellula cresce in dimensioni, importa
materiali all'interno del nucleo e si prepara per la replicazione del DNA
- S: momento della sintesi del DNA
- G2: intervallo compreso tra la sintesi del DNA e
la mitosi; durante questa fase le cellule si preparano per la divisione
cellulare
- M: mitosi,
comprende la rottura della membrana nucleare, la condensazione dei cromosomi,
il loro legame al fuso mitotico e la segregazione dei cromosomi ai due poli;
alla fine della mitosi la cellula si divide.
La
differenza tra una cellula normale e una tumorale, è che in quest’ultima sono
presenti variazioni nella regolazione del ciclo cellulare che determinano una
proliferazione inesorabile. Un esempio è il caso di alcuni tumori in cui è
presente mutazione o delezione del gene della proteina RB che abbassano o
aboliscono la sua capacità di legare e inibire alcuni fattori trascrizionali
(famiglia E2F); questi controllano l'espressione di numerosi geni i cui
prodotti fanno procedere la cellula nel ciclo.
La
comprensione del ciclo vitale dei tumori è essenziale per l’uso adeguato degli
antitumorali; questi infatti agiscono in diverse maniere, tra cui:
-
Danneggiando
il DNA (durante fase S)
-
Bloccando
formazione fuso mitotico (fase M).
Molti altri
invece sono “non ciclo-specifici”.
P53
La p53, anche conosciuta come proteina
tumorale 53 (gene TP53), è un fattore di trascrizione che
regola
il ciclo cellulare e ricopre la funzione di soppressore tumorale. La
sua funzione è particolarmente importante negli organismi pluricellulari per
sopprimere i tumori nascenti. La p53 è stata descritta come "il
guardiano del genoma" riferendosi al suo ruolo di preservazione della
stabilità attraverso la prevenzione delle mutazioni. La p53 umana è
una proteina di 393 amminoacidi.
P53 interviene in molti meccanismi anti-tumorali:
-
attiva la riparazione del DNA danneggiato (se il DNA è
riparabile), inducendo la trascrizione di geni riparatori del DNA;
-
in seguito a danni del DNA p53 viene fosforilata da
ATM e in tale forma può agire come fattore di trascrizione, migra nel nucleo,
si lega a p21 inducendone la trascrizione e portando così al blocco del ciclo
cellulare;
-
può dare inizio all’apoptosi nel caso il danno al DNA
sia irreparabile; se il DNA viene riparato, p53 viene degradata da MDM2 e c'è
la ripresa del ciclo cellulare.
Può dunque indurre l’arresto della crescita cellulare, l’apoptosi
e la senescenza
cellulare. Nelle cellule normali p53 è solitamente inattiva, legata alla
proteina MDM2 che
inibisce la proteina e ne promuove la degradazione funzionando come una ligasi dell’ubiquitina.
L’attivazione di p53 è indotta dopo gli effetti di vari agenti come i raggi
UV.
TERAPIA
Scegliere il trattamento giusto dipende da 2 fattori
fondamentali:
-
Malattia locale à
CURA SPECIFICA
-
Metastasi e quindi malattia in stato
avanzato à
CURA PALLIATIVA (si occupa in maniera attiva e totale dei pazienti colpiti da una malattia che
non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta evoluzione è la morte)
Si parla di "Fattore prognostico" per indicare una
caratteristica biologica tale da modificare la prognosi della paziente come:
-
Caratteristiche del paziente
indipendente dalla malattia, quali l'età, la menopausa, performance status,
peso
-
Caratteristiche della malattia, come la
dimensione del tumore, istologia, grado, coinvolgimento linfonodale
-
Marcatori biologici, come oncogeni
Si parla di "Fattore predittivo" per indicare quel
carattere in grado di anticipare l'efficacia di un trattamento. Ha come scopo
quello di definire la potenziale risposta o non risposta dei pazienti a un
trattamento. I fattori classici restano le Dimensioni, il numero di Linfonodi,
il Grado di differenziazione e la quantità di Recettori Ormonali presenti, ma
in senso assoluto non esiste un fattore o un insieme di fattori
prognostico/predittivi tali da definire la situazione individuale in modo
quantitativo cioè obiettivo
La chirurgia ha elevata efficacia soprattutto in caso di un
tumore ben limitato. soprattutto Gli antitumorali:
-
Riducono le dimensioni del tumore portando ad
una chirurgia più conservativa, e facilitando le procedure chirurgiche
-
Hanno azione sulla crescita tumorale
incontrollata permettendo una potenziale eliminazione di micrometastasi, e di
conseguenza migliorando la sopravvivenza globale
-
Se somministrati in caso di tumori
primari forniscono una valida possibilità di evitare la comparsa di un tumore
resistente
Buoni sono i risultati della radioterapia nella prevenzione
e nel controllo delle ricadute; è utilizzata in caso di: una malattia piuttosto
localizzata (le radiazioni non possono
coinvolgere un’area troppo grande); volume del tumore
ragionevole; assenza di tessuti adiacenti fragili.
FARMACI
I farmaci citotossici sono agenti che uccidono le cellule
interagendo con i componenti cellulari essenziali per la divisione cellulare e
la sopravvivenza. Il problema principale è l'assenza di una selezione mirata tra
le cellule normali e tumorali, con conseguente complessiva tossicità.
Due parametri importanti sono valutati dopo la terapia:
• ATTIVITA '
- Tasso di risposta obiettiva (OR): risposta completa (CR) o
Risposta parziale (PR)
- La durata della risposta
tempo dalla prima evidenza di risposta fino alla progressione
• EFFICACIA
- Il tempo alla progressione (TTP) o di sopravvivenza libera
da progressione
(PFS)
- tempo dal primo giorno di trattamento (o inserimento) fino
a
progressione
- tempo dal primo giorno di trattamento (o inserimento) a
morte
- sopravvivenza glogale (OS)
I principali effetti collaterali degli antitumorali sono:
mielodepressione, nausea e vomito, alopecia. Per quanto riguarda la loro
posologia, sfortunatamente non esistono linee guida per aggiustarla in base al
peso corporeo e all’età (i farmaci orali sono generalmente prescritti con lo
stesso dosaggio ai pazienti adulti); l’aggiustamento della dose dipende dalla
funzionalità epatica e renale, come nel caso dei pazienti anziani che hanno
ridotta clearance epatica e renale oltre a un calo della riserva di midollo
osseo.
Nonostante una riduzione del rischio di morte, i risultati
dei chemioterapici non sono molto soddisfacenti (resistenza, tossicità, non
selettività). Dovranno essere integrate terapie mirate che controlleranno la
crescita del tumore durante il lungo periodo.I composti utlizzati nella
chemioterapia sono molto diversi per quanto riguarda la struttura e il
meccanismo d’azione: comprendono infatti agenti alchilanti, antimetaboliti
analoghi dell’ac folico, pirimidine e purine, prodotti naturali, molti agenti
diretti contro specifici bersagli molecolari, anticorpi monoclonali.
AGENTI
ALCHILANTI
Gli agenti alchilanti devono il loro nome alla loro capacità
di “legare” siti presenti sul DNA e sono derivati del gas mostarda. Le mostarde
azotate (agenti alchilanti) sono dei chemioterapici che venivano in precedenza
usate solo come armi chimiche per scopi bellici.
I chemioterapici alchilanti hanno in comune la propreità di
formare intermedi carbocationici altamente reattivi; tali intermedi instaurano
legami covalenti con con siti ricchi di densità elettronica, tra cui gruppi
fosfato, amminici, sulfidrilici e ossidrilici. I loro effetti terapeutici e
citotossici sono direttamente correlati all’alchilazione di amine reattive,
ossigeni o fosfati prsenti nel DNA.
La capacità degli agenti alchilanti di interferire con
integrità, funzione del DNA e di indurre la morte cellulare nei tessuti
costituisce la base delle loro proprietà tossiche.
I loro effetti si manifestano durante la fase S del ciclo
cellulare.
La formazione di un legame tra una guanina, ad esempio, e un
carbocatione esercita numerosi effetti di importanza biologica: accoppiamento
erroneo della guanina alchilata con un timina; l’alchilazione genera
instabilità a livello della struttura della guanina conducendo ad apertura
dell’anello e all’escissione del residuo guaninico danneggiato; l’accoppiamento
erroneo può portare a tentativi di riparazione del DNA danneggiato causando rottura
del filamento; gli agenti alchilanti possono alchilare un secondo residuo e
causare la formazione di legami crociati tra i residui, con conseguente
sovvertimento della funzione degli acidi nucleici. Ciascuno di questi effetti
può contribuire sia agli effetti mutageni sia agli effetti citotossici degli
agenti alchilanti.
TOSSICITA’
Gli agenti alchilanti differiscono nel loro profilo di
attività antitumorale, così come nella gravità degli effetti avversi. La
maggioranza causa:
-
Tossicità dose-limitante del midollo
osseo
-
Tossicità a carico delle mucose à
ulcerazione mucosa orale, denudazione della mucosa intestinale e alopecia
-
Nausea e vomito
-
Neurotossicità à
alterazione stato mentale, crisi epilettiche, coma, atassia cerebrale
-
Leucemogenesi à
colpisce con un’incidenza del 5% circa; la leucemia è spesso preceduta da un
periodo di neutropenia o anemia
-
Tossicità a carico di altri organi à
possono verificarsi dopo un impiego lungo e prolungato, o ad alte dosi; tali
effetti avversi possono comparire dopo mesi o anni, e sono diversi per ogni
farmaco.
Attualmente sono utilizzate 6 classi di chemioterapici nelle
malattie neoplastiche:
-
le mostarde azotate come Mecloretamina,
Ciclofosfamide, Melphalan e Clorambucile
-
etilenimine
-
alchil-solfonati
-
nitroso uree
-
triazeni
-
farmaci metilanti il DNA tra cui
procarbazina, temozolomide e dacarbazina
·
Mostarde
Azotate
La
mostarda azotata, in soluzione, forma un intermedio ciclico molto reattivo (ione
aziridinio) che attacca l’azoto in posizione 7 di una guanina presente nella
catena del DNA, formando un legame covalente.
Successivamente lo stesso processo
avviene sull’altra catena presente nella mostarda; il carbocatione formato
interagirà con una nuova guanina presente nella stessa o nell’ altra elica di
DNA formando un legame crociato. I ponti inter o intra elica non permettono
piu’ al DNA di espletare le sue funzioni biologiche (duplicazione e
trascrizione).
Mecloretamina
E’ la prima mostarda azotata impiegata
in clinica ed è il farmaco più reattivo di questa classe; attualmente è
utilizzata di rado.
E’ stata in passato utilizzata in
pazienti con linfoma di Hodgkin.
Farmacocinetica: Viene somministrato per via
endovenosa, in bolo, alla dose di 6mg/m2 ai giorni 1 e 8 di cicli di
terapia di 28 giorni. E’ stata sostituita dalla ciclofosfamide,dal melfalan e da
altri agenti alchilanti più stabili. Scompare velocemente dal torrente
circolatorio a causa della rapida degradazione chimica poiché reagisce con
l’acqua o con i nucleofili cellulari.
Tossicità: nausea, vomito, lacrimazione,
mielodepressione; leucopenia e trombocitopenia
rappresentano i fattori limitanti la quantità di farmaco che può essere
somministrata in ciascun ciclo di terapia
·
Nitrosouree
Le nitroso uree svolgono un ruolo
importante nel trattamento dei tumori cerebrali e trovano impiego
occasionalmente nel trattamento dei linfomi e in regimi ad alto dosaggio con
ricostituzione del midollo osseo. Esse agiscono come alchilanti bi funzionali,
ma si differenziano dalle mostarde azotate sia per le proprietà farmacologiche
che tossicologiche.
La Carmustina e la Lomustina
attrcerebrali attraversano rapidamente la barriera ematoencefalica, per via
della loro lipofilia. Questa è una proprietà molto importante per il
trattamento dei tumori cerebrali; sfortunatamente le nitrosouree (ad eccezione
della streptozocina) causano una mielosoppressione grave e ritardata con
recupero in 4-6 settimane. Il
trattamento con nitrosouree ha causato insufficienza renale.
Carmustina
E’ un farmaco con azione alchilante in
corrispondenza dell’ossigeno in posizione 6 della guanina. Riesce a passare la
barriera emato-encefalica, per questo veniva utilizzata nel trattamento dei
gliomi (tumore della glia) maligni, ma è stata progressivamente sostituita
dalla chirurgia e dalla radioterapia.
Farmacocinetica: E’ instabile nei liquidi acquosi e
nei fluidi corporei, infatti circa il 30-80% del farmaco somministrato per via
endovenosa compare nelle urine entro 24 ore sotto forma di prodotti di
degradazione. LA restante percentuale, quindi <30%, fa parte dei metaboliti
alchilanti che penetrano rapidamente nel liquido cerebrospinale.
Tossicologia: nelle terapie ad alto dosaggio
associate a trapianto del midollo osseo, il farmaco provoca malattia
veno-occlusiva epatica, fibrosi polmonare, insufficienza renale e leucemia
secondaria.
COMPLESSI DI
COORDINAZIONE DEL PLATINO
Sono dei composti con un’attività
antineoplastica ad ampio spettro e sono divenuti la base per il trattamento del
cancro dell’ovaio, della testa e del collo, della vescica, dell’esofago, del
polmone e del colon. I singoli composti si differenziano nelle loro proprietà
farmacologiche, ma il loro meccanismo comune, consiste nel legame covalente ai
siti nucleofili sul DNA e condividono molte caratteristiche farmacologiche con
gli alchilanti.
Sono complessi bivalenti inorganici,
idrosolubili e contenenti platino.
Questi composti entrano ed escono dalle
cellule grazie a specifici trasportatori del Cu+: CTR1 li trasporta
all’interno; ATP7A, ATP7B e MRP1 si occupano dell’estrusione. L’espressione
variabile di questi trasportatori può concorrere alla resistenza clinica.
Il platino è legato al resto della
molecola attraverso 2 legami labili (ad esempio con 2 Cl- o un
cicloesano) e 2 legami inerti (ad esempio con 2 ammine); I cloruri o i
cicloesani verranno spiazzati da molecole d’acqua producendo una molecola
carica positivamente e fortemente reattiva. Nella reazione citotossica
principale le specie idratate del farmaco reagiscono con i siti nucleofili del
DNA e delle proteine. Il metallo lega due residui di guanina presenti sulla
stessa catena o su due diverse catene di DNA.
Gli addotti DNA-platino inibiscono la
replicazione e la trascrizione, portano a rotture del singolo e del doppio
filamento e a errori di codificazione. Questi, se riconosciuti da proteine di
controllo come p53 inducono apoptosi.
La specificità del cisplatino per le
fasi del ciclo cellulare è diversa a seconda del tipo cellulare, anche se gli
effetti dei legami crociati sono più pronunciati durante la fase S.
Cisplatino
Il Cisplatino, in combinazione a etoposide, vinblastina e
bleomicina, è in grado di curare circa il 90% dei pazienti con cancro al
testicolo. E’ usato anche per curare altri tumori, quali:
-
Carcinoma ovarico, insieme al
Paclitaxel
-
Cancro della vescica, della cervice,
del collo, dell’endometrio
-
Carcinoma polmonare, del retto e dell’ano
Il farmaco per di più, è in grado di sensibilizzare le
cellule alla radioterapia e, quando usata insieme a quest’ultima, aumenta la
possibilità di controllo di tumori localmente avanzati del polmone,
dell’esofago, della testa e del collo.
Farmacocinetica:
ha un’emivita di eliminazione plasmatica iniziale di circa 25-50 minuti; entro
24 ore è escreto fino al 25 % ed entro 5
giorni fino al 43% della dose somministrata viene rinvenuta nelle urine. Oltre
il 90% del platino presente nel sangue è legato a proteina plasmatiche, la
frazione non legata (prevalentemente farmaco immodificato), diminuisce in pochi
minuti. Il farmaco penetra scarsamente nel SNC.
Il dosaggio abituale è di 20 mg/m2 al giorno per
5 giorni, 20-30 mg alla settimana per 3-4 settimane o 100 mg una volta ogni 4
settimane.
Tossicologia:
Gli effetti avversi comprendono:
-
Nefrotossicità, in gran parte risolta
con precedente idratazione, diuresi di cloruri e assunzione di un
citoprotettivo, l’amifostina, che riduce la tossicità renale
-
Ototossicità, che può essere
unilaterale o bilaterale
-
Mielosoppressione con leucopenia e
trombocitopenia transitorie
-
Alterazioni elettrolitiche come
ipocalcemia, ipokaliemia, ipomagnesiemia
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