ANTAGONISIT
DELL’ACIDO FOLICO
I composti appartenenti a questa classe interferiscono con
il metabolismo dell’acido folico e quindi con la sua conversione in cofattori
contenenti tetraidrofolato (FH4). Questi cofattori forniscono gruppi
metilici per la sintesi di precursori del DNA (timidilato e purine) e RNA.
L’interferenza con la conversione dell’ac. Folico inibisce quindi la
replicazione del DNA.
Gli antagonisti dell’acido folico hanno come bersaglio la
diidrofolato riduttasi (da diidrofolato a tetrafolato) e la timidilato
sintetasi (catalizzala reazione che porta al diidrofolato)
Un antagonista dell’ac. Folico è il Metotrexato: ha come
bersaglio l’enzima diidrofolato riduttasi. La sua inibizione porta a una
riduzione dei cofattori del tetraidrofolato, della
sintesi di DNA, di RNA, di timidilati e di proteine.
La struttura del Metotrexato è molto simile a
quella dell’ac. Folico,e la sua affinità per DHFR è circa mille volte
quella del folato.
Acido Folico
L'azione citotossica della molecola è strettamente legata al
ciclo cellulare e si esplica specificamente durante la sintesi del RNA e del
DNA, cioè durante la fase S del ciclo delle cellule.
Il metotrexato penetra nelle cellule con trasporto attivo
mediato dallo stesso carrier dei folati; nella cellula non viene trasformato in
poliglutammato (1-4 residui di acido glutammico).
Agisce mediante
l’inibizione della reazione di riduzione da FH2 (diidrofolato) a FH4
mediata dalla diidrofolato riduttasi (DHFR).
I suoi usi principali sono:
-
Psoriasi grave e invalidante
-
Artrite reumatoide refrattaria
-
Leucemia linfoblastica à
buoni risultati soprattutto in caso di leucemia in età pediatrica determinando
un miglioramento del quadro sintomatologico e una diminuzione della percentuale
di pazienti che non ha riportato eventi a distanza di 10 anni dal
trattamento.
-
Corio carcinoma (tumore al trofoblasto
della placenta) à
guarigione nel 75% dei casi in stato avanzato, e nel 90% dei casi in stato
precoce
-
Linfomi di Burkitt e non Hodgkin
-
Cancro alla mammella, alla testa, al
collo, alle ovaie e alla vescica
Le cellule neoplastiche possono in alcuni casi sviluppare
resistenza al trattamento farmacologico. La resistenza manifestata verso il
metotrexato potrebbe essere spiegata con più meccanismi (Hill, 1986; Rang et
al., 2008):
1) ridotta affinità del carrier, necessario per il trasporto attivo del farmaco all’interno delle cellule;
2) incremento della produzione di enzima diidrofolato reduttasi, probabilmente per aumentata sintesi del gene codificante;
3) sintesi di enzima deidrofolatoreduttasi meno sensibile al metotrexato
Per evitare lo sviluppo di resistenza naturale o acquisita è possibile somministrare il metotrexato in associazione ad altri farmaci antitumorali che abbiano un meccanismo d’azione differente.
1) ridotta affinità del carrier, necessario per il trasporto attivo del farmaco all’interno delle cellule;
2) incremento della produzione di enzima diidrofolato reduttasi, probabilmente per aumentata sintesi del gene codificante;
3) sintesi di enzima deidrofolatoreduttasi meno sensibile al metotrexato
Per evitare lo sviluppo di resistenza naturale o acquisita è possibile somministrare il metotrexato in associazione ad altri farmaci antitumorali che abbiano un meccanismo d’azione differente.
Farmacocinetica: Dopo
somministrazione per via orale metotrexato viene rapidamente assorbito dal tratto gastrointestinale se a dosi inferiori a 25 mg, mentre a dosi maggiori viene
somministrato per via endovenosa. La clearance plasmatica della molecola
dopo il picco iniziale decresce secondo una curva ad andamento trifasico con
una emivita della fase finale di 8-12 ore. Circa il 50% del farmaco
somministrato si lega in maniera reversibile alle proteine plasmatiche, ed in particolare modo all'albumina; molti farmaci (salicilati, fenilbutazone, sulfamidici,
l'acido para-amminobenzoico) competono per questo legame. Il 90% del farmaco assorbito viene escreto
immodificato nelle urine entro 48 ore.
Tossicologia: I principali effetti avversi del
metotrexato sono a carico del midollo osseo (mielosoppressione) e dell’epitelio
intestinale. Questi effetti collaterali scompaiono di solito entro 2 settimane,
ma si può osservare una prolungata depressione del midollo osseo in pazienti
con funzionalità renale compromessa, in cui vi è quindi un’eliminazione
ritardata del farmaco.
Seconda
tossicità di rilievo causata da somministrazione cronica (come per la psoriasi
e l’artrite reumatoide) è la cirrosi e fibrosi epatica. In tale caso la terapia
deve essere interrotta.
Altri
effetti avversi sono: anoressia, megacolon tossico, orticaria, sonnolenza, rash cutaneo, fibrosi polmonare, cefalea, disfunzione erettile, perdita della libido.
Gli anti acido folico di seconda generazione sono
l’Edatrexato e il Tomudex. Il primo è trasportato dentro la cellula più
efficacemente e viene poliglutammato, questo fa si che difficilmente permea la
membrana e spiega il suo accumulo in alcuni organi (fegato) e l’aumento della
sua potenza inibitoria.
Il secondo viene efficientemente poliglutammato ed è un
inibitore più selettivo e più potente della timidilato sintasi.
ANALOGHI
DELLA CAMPTOTECINA
La Camptotecina (capostipite della classe) è un potente
agente citotossico isolata dalla Camptotheca Acuminata; inibisce la
topoisomerasi 1. Nonostante gli sforzi, questa sostanza non viene usata in
ambito clinico a causa di tossicità grave e imprevedibile, rappresentata
principalmente da mielosoppressione e cistite emorragica.
Gli unici analoghi al momento approvati per uso clinico sono
l’Irinotecan e il Topotecan, che presentano una comprovata attività contro
cancro colo rettale, ovarico e polmonare a piccole cellule.
Dal punto di vista chimico, tutte le cellule hanno uno
scheletro di 5 anelli condensati che include un anello lattonico labile.
Gli analoghi e la Camptotecina inibiscono le DNA topo
isomerasi, ensimi nucleari che riducono la tensione torsionale del DNA
superavvolto consentendone una maggiore plasticità e stabilità da permettere la
replicazione, la riparazione e la trascrizione.
Le topoisomersi 1 si legano al DNA formando un complesso, rompono
transitoriamente una sola delle catene del DNA, la ruotano attorno a quella
integra e infine riuniscono le estremità interrotte.
Le camptotecine si legano al complesso DNA-topoisomerasi,
normalmente transitorio, e lo stabilizzano. Così facendo, non viene inbita
l’azione di “taglio” dell’enzima, ma solo quella di “richiusura”, portando
all’accumulo di filamenti singoli rotti.
Queste lesioni sono reversibili e non tossiche per le
cellule di per sé; tuttavia la collisione tra la forchetta replicativa e i
frammenti rotti, può causare rottura irreversibile del doppio filamento di DNA,
portando infine alla morte della cellula.
Quindi
le camptotecine sono farmaci specifici per la fase S, in quanto per la
citotossicità è necessaria un’attiva sintesi del DNA.
Irinotecan
A differenza del topotecan, l'irinotecan è un pro-farmaco. La sua attivazione avviene a
livello epatico grazie alla trasformazione operata
dall'enzima carbossiesterasi in SN-38, anche se solo una piccola frazione
di quella iniettata in endovena viene convertita in forma attiva.
L'irinotecano in associazione con fluorouracile e leucovorin rappresenta il trattamento di prima linea per il cancro del
colon-retto. Altre indicazioni sono il carcinoma polmonare non a piccole cellule.
Farmacocinetica: possiede un’emivita di 11.5 ore,
molto più lunga del topotecan e ha una farmacocinetica lineare alle dosi
utilizzate in pazienti oncologici (alte dosi del composto in forma attiva sonno
presenti nel plasma). L'irinotecan
e SN-38 vengono poi metabolizzati principalmente metabolizzati dal fegato, dal
CYP3A4, e vengono eliminati dalla bile. La posologia prevede 125 mg per
infusione di 90 minuti una volta a settimana per 4 settimane su 6 e 350 mg ogni
3 settimane.
Tossicologia: La tossicità dose limitante è rappresentata
dalla diarrea ritardata, con o senza neutropenia. La seconda tossicità più
comune è la mielosoppressione con grave neutropenia (20-50%) soprattutto nei
pazienti trattati ogni 3 settimane (minor incidenza nei soggetti trattati
settimanalmente). La neutropenia associata a febbre si osserva nel 3% dei
pazienti e può essere letale.
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