TRATTAMENTO DELLA CARDIOPATIA
ISCHEMICA DERIVATA DA ATEROSCLEROSI
Per i disturbi
cronici:
è prevenzione
è correzione fattori di rischio
(colesterolo, ipertensione, fumo, diabete), sono terapie sintomatiche, non
agiscono sulla causa della patologia, perciò devono essere croniche
è specifiche terapie, come farmaci o
interventi chirurgici, per le pareti delle arterie
Per i
disturbi acuti:
è protezione degli organi
è interventi chirurgici
è terapie farmaceutiche
DIAGNOSI
- Attrverso
la → Troponina cardiaca è un marcatore
assolutamente cardiospecifico e molto sensibile anche per danni miocardici
minimi. In caso di infarto miocardico, la Troponina T inizia ad aumentare nel
siero dopo poche ore per raggiungere il suo picco massimo verso la 18° ora
dall'insorgenza del dolore, per rimanere poi elevata fino a circa 14 giorni.
- Attraverso
la → CK-Mb è una creatinchinasi
concentrata a livello del muscolo cardiaco. I valori di CK-MB nel sangue
possono essere misurati per monitorare lo stato di salute del cuore: si elevano
in presenza di un danno del muscolo cardiaco,
di un trauma o di un
intervento chirurgico a carico del cuore.
Circa 3-8 ore
dopo l'insorgenza del dolore, la CK-MB risulta già rilevabile nel sangue e può,
a seconda del decorso della malattia, rimanere rilevabile per lungo tempo.
Terapia delle sindromi
coronariche acute
In seguito ad un evento
miocardico acuto bisogna:
1) Somministrazione
della MANO, immediatamente e al primo contatto con il paziente:
- Morfina endovena in
caso di dolore intenso o agitazione (2-4 mg con possibili dosi addizionali di 2
mg ad intervalli di 5-15 min, fino ad un massimo di 8 mg; considerare
titolazioni molto minori, di 1-2 mg per volta, specie negli anziani e nei
pazienti con verosimile insufficienza renale, o nell’infarto inferiore e
destro).
- Aspirina: in tutti i
pazienti con sospetto clinico di STEMI alla dose iniziale di 160-300 mg di
acetil salicilato di lisina per via endovenosa, il più precocemente possibile,
anche prima della conferma elettrocardiografica e comunque prima della
somministrazione del fibrinolitico o di interventi coronarici percutanei
primari. Sostituire aspirina con clopidogrel nei pazienti intolleranti
all’aspirina.
- Nitrati: carvasin sublinguale 1 cpr da ripetere altre 2 volte
ogni 5 minuti, controllare sempre frequenza cardiaca e pressione arteriosa.
Accertarsi che il paziente non abbia assunto inibitori delle fosfodiesterasi
per disfunzione erettile nelle precedenti 24 ore: in questo caso non
somministrare mai nitrati. Non somministrare nitrati se PAS< 90 mmHg. -
Ossigeno (4-6 litri minuto): soprattutto in pazienti con insufficienza cardiaca
o desaturazione arteriosa di ossigeno.
2)
Rivascolarizzazione:
- La prima
scelta è un intervento chirurgico (angioplastica, stent, PCI) entro 2 ore dalla
comparsa dei sintomi; l’angioplastica non è consigliata in pazienti NON STEMI
in prima battuta (primaria)
- Se
l’intervento chirurgico non è possibile, utilizziamo una terapia fibrinolitica
(alteplase, streptochinasi) per risolvere il trombo; essa deve essere fatta
entro 6 ore dalla comparsa dei sintomi.
3) Terapia
cronica
Dopo un
intervento chirurgico è necessaria una terapia antitrombotica, in quanto il
vaso su cui abbiamo eseguito lo stent è protrombotico. Lo scopo della terapia è
quello di bilanciare la richiesta e l’apporto di O2 al cuore. I farmaci
utilizzati sono:
- Terapia
antiggregante: aspirina + clopidogrel; questa combinazione è benefica
(sinergica), ma d’altro canto aumenta anche il rischio di emorragia.
- Nitrati:
sono vasodilatatori venosi e arteriosi, perciò sono in grado di diminuire sia
il precarico che il postcarico. Poiché sia l’aumentato tono vascolare
coronarico che l'aumento della domanda di ossigeno del miocardio possono far
precipitare la situazione, i nitrati possono esercitare i loro effetti benefici
dilatando le arterie coronarie e riducendo contemporaneamente la domanda di
ossigeno del miocardio. La nitroglicerina inoltre diminuisce l'aggregazione
piastrinica, e questo effetto può essere importante nei confronti dell’angina
instabile.
I nitrati
possono dare tachicardia riflessa, per questo utilizziamo anche un β-bloccante
o un Ca++-antagonista. - β-bloccante: i β-bloccanti (meglio se selettivi)
antagonizzano l’azione dei recettori β1 cardiaci, hanno azione inotropa,
cronotropa e dromotropa negativa quindi diminuiscono il lavoro cardiaco e
conseguentemente anche la richiesta di ossigeno da parte del cuore. I
β-bloccanti hanno dati clinici postivi, ma sono poco usati; i loro effetti
collaterali sono bradicardia, problemi di respirazione (β2), impotenza.
-
ACE-inibitori: possiedono effetti vasodilatatori (↓ produzione di
angiotensina).
-
Ca++-antagonisti: il riposo e la contrazione della maggior parte dei tipi di
muscolatura liscia dipendono dall’afflusso transmembrana di calcio; perciò i
Ca++-antagonisti sono in grado di rilassarli. Nel sistema vascolare, i calcio
antagonisti hanno azione soprattutto sulle cellule muscolari arteriose
(diminuiscono la pressione arteriosa) e cardiache (riducono la contrattilità e
il bisogno di O2), meno sulle vene. Come conseguenza di tutti questi effetti,
lo stress sulla parete ventricolare sinistra diminuisce, il che riduce il
fabbisogno di ossigeno del miocardio. I farmaci verapamil e diltiazem si sono
dimostrati essere più cardioselettivi e inoltre non danno tachicardia riflessa
(effetto anti-adrenergico).
Statine
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