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INIBITORI
DELL’ANIDRASI CARBONICA
L’anidrasi carbonica è un enzima il cui compito
è quello di catalizzare la
reazione tra anidride carbonica (CO2)
e acqua a
dare acido
carbonico (H2CO3) e la reazione inversa,
da acido carbonico ad acqua e anidride carbonica, secondo l'equazione chimica:
Nel tubulo si trova nelle membrane luminali e
nel citoplasma delle cellule epiteliali renali. Permette il trasporto
di NaHCO3 dal lume tubulare allo spazio interstiziale, seguito dal passaggio di
acqua e Cl-.
Nel tubulo prossimale l’antitrasportatore
Na+-H+ trasporta H+ nel lume in cambio di Na+. Gli H+ nel lume reagiscono con
il HCO3- filtrato a formare H2CO3 che, a livello della membrana luminale,
grazie all’anidrasi carbonica si scinde in CO2 e acqua. La CO2 diffonde
all’interno della cellula dove reagisce con H2O a dare H2CO3 (processo
catalizzato dall’anidrasi citoplasmatica). Questo si ionizza spontaneamente in
H+ e HCO3- ; quest’ultimo sarà trasportato attraverso la membrana basolaterale
dal simportatore Na+/HCO3- nello spazio interstiziale.
Attraverso l’inibizione dell’anidrasi
carbonica, i farmaci provocano aumento di escrezione di NaHCO3, e quindi:
-
aumento del pH urinario ( circa 8) ed il
manifestarsi dell’acidosi metabolica. Non appena ciò si verifica, il carico
filtrato di HCO3 diminuisce ed esso viene riassorbito in toto.
-
Escrezione di Na+
-
modificano l’emodinamica renale, perché,
bloccando il riassorbimento nel tratto prossimale, determinano una maggiore
presenza di sali a livello della macula densa e ciò innesca il feed back
tubuloglomerulare, responsabile della costrizione dell’arteriola afferente. La
vasocostrizione causa riduzione del flusso ematico renale e della velocità di
filtrazione glomerulare.
A questa classe di farmaci appartengono: Acetazolamide, Diclorfenammide,
Metazolamide.
Farmacocinetica: Gli inibitori
dell’anidrasi carbonica sono ben assorbiti dopo somministrazione orale. Un
aumento nelle urine del pH causato dalla diuresi di HCO3- è evidente dopo 30
minuti, raggiunge l’apice dopo 2 ore e persiste per 12 ore in seguito
all’assunzione di una singola dose. L’escrezione dei farmaci avviene attraverso
la secrezione nel tubulo prossimale (OAT1,3,4). Il dosaggio, infatti, deve
essere ridotto in caso di insufficienza renale.
Tossicità: Si verificano raramente fenomeni gravi di
tossicità, anche se, essendo derivati sulfamidici possono dare depressione del
midollo osseo, tossicità cutanea, lesioni renali e ipersensibilità in caso di
allergia ai sulfamidici. L’alcalinizzazione può portare ad alcuni essetti
indesiderati:
-
passaggio ammoniaca dall’urina al circolo
sistemico
-
formazione di calcoli
-
peggioramento acidosi metabolica
-
riduzione velocità di escrezione urinaria.
Il
tubulo prossimale e il tratto discendente dell’Ansa di Henle sono completamente
permeabili all’acqua. Qualsiasi agente osmoticamente attivo (non può essere
riassorbito) che viene filtrato dal glomerulo, causa escrezione di acqua in
questi segmenti e promuove una diuresi.
Questi
agenti possono essere utilizzati per ridurre la pressione intracranica e per
promuovere la rapida rimozione delle tossine renali. Il prototipo di questi
farmaci è il Mannitolo.
Provocando
uscitad’acqua dai compartimenti intracellulari, i diuretici osmotici, causano
un aumento del volume dei liquidi extracellulari, una diminuizione della
viscosità del sangue e del rilascio di renina.
Provocano
anche l’escrezione di quesi tutti gli elettroliti. Mediante dilatazione
dell’arteriola afferente, aumentano il flusso renale.
Farmacocinetica: Sono dei farmaci poco assorbiti, questo significa che
devono essere somministrati per via parenterale. Se somministrati per via
orale, il mannitolo causa diarrea. Il mannitolo non viene metabolizzato e viene
escreto in seguito a filtrazione glomerulare in 30-60 minuti; non si osserva un
importante riassorbimento o escrezione.
Tossicità:
Questi farmaci si distribuiscono nei liquidi corporei extracellulari provocando
richiamo di acqua dai compartimenti intracellulari. Questo può causare edema
polmonare, iponatriemia (che causa nausea, vomito, cefalea), trombosi in caso
di fuoriuscita di urea nei tessuti. Non bisogna somministrare
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