FARMACI ANTI RAAS
1-
Antagonisti
β adrenergici
2-
Inibitori
renina
3-
ACE-Inibitori
4-
Antagonisti
recettore AT1 (ARBs o Sartani)
5-
Antagonisti
Aldosterone
1 ANTAGONISTI Β ADRENERGICI
Inibiscono
il rilascio di renina e tutta la cascata che ne consegue, agendo sui recettori
β1 renali.
2 INIBITORI DELLA RENINA
Gli
inibitori diretti della renina (DRI) sono una classe di farmaci che inibiscono il
RAAS all’origine. L’Aliskiren è
l’unico DRI di cui sia stato approvato l’utilizzo clinico.
E’
una molecola a basso peso molecolare, non peptidica, potente inibitore
competitivo della renina. Si lega al sito attivo della renina e blocca la
conversione dell’angiotensinogeno in ATI; possiede, infatti un’affinità più
elevata dell’AGT per il sito della renina. Riduce anche l’espressione del
recettore della prorenina.
Riduce
la PA in maniera dose-dipendente, riduce l’attività della renina (PRA), l’ATI e
l’ATII, ma aumenta la concentrazione plasmatica di renina (PRC) a causa della
perdita del feedback negativo operato da ATII.
L’aliskiren
è efficace quanto un ACE-inibitore (ramipril) o quanto un antagonista dei
recettori di ATII (losartan, valsartan..) nel diminuire la pressione in
pazienti con ipertensione da media a moderata. Il suo effetto, però, è anche
additivo; l’abbinamento con ramipril, valsartan o idroclorotiazide induce
ulteriori diminuizioni di pressione sistolica e diastolica, maggiori di quelle indotte
da ciascun farmaco assunto in monoterapia. L'Aliskiren, infatti neutralizza
l'aumento della PRA che normalmente si verifica con : ACE-inibitori, sartani e
diuretici.
Questi
effetti antipertensivi sono mediati dal legame del farmaco con il sito attivo
della renina, ma l’Aliskiren è in grado anche di interferire con l’espressione
del recettore della prorenina.
Il recettore della (pro)renina (PRR) lega la prorenina e la
renina con elevata affinità e specificità. Il suo gene viene denminato ATP6ap2,
e una sua mutazione può causare ritardo mentale ed epilessia. Il legame con la prorenina ne causa
l’attivazione, quello con la renina
causa un aumento della sua attività di 4-5 volte. Questi legami, però,
provocano anche eventi indipendenti dalla conversione dell’angiotensinogeno,
ovvero mettono in atto una cascata di eventi di trasmissione intracellulari
mediati dal recettore, che attiverà: ERK1/2, tirosinchinasi, e TGF-β. Queste
vie di segnalazione regolano, ad esempio, fattori di crescita, fibronectina, collagene,
filamenti di actina; contribuiscono, infatti alla fibrosi, alla nefrosi e al
danno d’organo.
Proprio
per la capacità dell’Aliskiren di legarsi al PRR, sono stati condotti studi
sulla sua efficacia nel danno d’organo:
-
Studio Allay
à
Aliskiren diminuisce la massa ventricolare sinistra in caso di ipertrofia
ventricolare sinistra (considerata indice di danno d’organo)
-
Studio
Avoid à Aliskiren è
renoprotettivo in pazienti con ipertensione, proteinuria e diabete di tipo 2. I
pazienti venivano trattati per 3 mesi con losartan per 3 mesi prima
dell’aggiunta di Aliskiren. Al termine del trattamento i pazienti presentavano
una diminuzione dell’escrezione di proteine. Gli effetti renoprotettivi erano
indipendenti da quelli di diminuizione della pressione.
-
Studio
Altitude à Questo studio era stato condotto per valutare l’effetto
potenziale del farmaco nel ridurre il rischio cardiovascolare e gli eventi
renali. E’ un trial di fase III disegnato per analizzare l’efficacia e la
sicurezza di aliskiren quale terapia aggiuntiva a quella standard con ACE
inibitori o sartani. L’end point principale dello studio era composito e
considerava cinque categorie di eventi cardiovascolari e due di tipo
renale. Lo studio ha arruolato 8.606
pazienti con diabete di tipo 2 e cardiopatici oppure con insufficienza renale.
Al basale la pressione arteriosa era ben controllata. Lo studio era
stato interrotto prematuramente lo scorso dicembre in quanto i pazienti
trattati con il medicinale non avevano beneficiato dell’aggiunta del farmaco
alla terapia antipertensiva standard. Inoltre, era stata anche osservata
un’incidenza più elevata di eventi avversi nei pazienti trattati con aliskiren,
in particolare lo stroke. Lo scorso aprile, dopo aver esaminato i dati
preliminari dello studio ALTITUDE, anche l’Fda aveva aggiornato le indicazioni
di aliskiren che adesso comprendono l’inserimento della controindicazione
dell’uso del farmaco nei pazienti diabetici in combinazione con ACE inibitori o
sartani (ARB).
Farmacocinetica: L’Aliskiren ha una bassa biodisponibilità
orale, pari circa 2.6%. Ha una lunga emivita (34-41 ore), che fa si che i suoi
effetti permangano per diversi giorni (anche settimane) dopo l’interruzione
della terapia. E’ un substrato della P-glicoproteina e della OATP2B1.
Il legame alle proteine
plasmatiche è del 47-51% (11% emazie), ed è indipendente dalla concentrazione.
1,4% circa della dose orale viene metabolizzata (via CYP 3A4), la possibilità
di interazioni farmacologiche è bassa.
Eliminato principalmente
nelle feci come farmaco immodificato. Lo 0,6% della dose si ritrova nelle
urine.
Tossicità: E’ un farmaco ben tollerato e gli effetti
collaterali sono di lieve entità: diarrea, dolore addominale, dispepsia,
reflusso gastroesofageo, mal di testa, vertigini, lombalgia, infezioni alla vie
aeree, tosse. Gli effetti più “invasivi” includono rash cutaneo, ipotensione,
calcoli renali e gotta.
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