4 ANTAGONISTI RECETTORI AT1 (ARBs)
Gli
inibitori del recettore dell’ATII sono in grado di legare con alta affinità e
selettività, diversa in base al farmaco, il recettore AT1, lasciando liberi gli
AT2. Sebbene il legame degli ARB al recettore AT1 sia competitivo, l’inibizione
della risposta biologica all’ATII da parte degli ARB è spesso insormontabile;
ovvero la risposta biologica in presenza di un ARB non può essere ripristinata
al massimale, anche aumentando la concentrazione di ATII. Questa caratteristica
è determinata dalla lenta cinetica di dissociazione degli ARB dal proprio
recettore, o anche dall’internalizzazione del recettore indotta dal farmaco.
L’antagonismo
insormontabile ha il vantaggio teorico di mantenere occupato il recettore
persino se i livelli del ligando endogeno aumentano e con dosi incomplete di
farmaco. Gli effetti degli ARB sono comparabili a quelli degli ACE-inibitori,
ma presentano minori effetti collaterali e tosse; fattore che consente loro di
avere una maggiore adesione al trattamento da parte dei pazienti. Gli ARB
inibiscono in modo potente e selettivo la maggior parte degli effetti biologici
dell’angiotensina II:
-
Contrazione della muscolatura liscia vascolare
-
Risposta pressoria rapida
-
Risposta pressoria lenta
-
Sete
-
Rilascio di vasopressina
-
Secrezione di aldosterone
-
Rilascio di catecolamine dalla surrenale
-
Aumento della neurotrasmissione noradrenergica
-
Aumento del tono simpatico
-
Alterazioni della funzione renale
-
Ipertrofia e iperplasia cellulare
Farmacocinetica: Gli ARB vengono
solitamente somministrati per via orale, la loro biodisponibilità è piuttosto
limitata (50%), ma sono in grado di legarsi con grande affinità alle proteine
plasmatiche (>90%).
Tossicità: Son in genere ben
tollerati, ma presentano alcuni effetti avversi. Innanzitutto sono
potenzialmente teratogeni, quindi non dovrebbero essere somministrati in caso
di gravidanza; dovrebbero essere somministrati con cautela nei pazienti la cui
PA o funzione renale dipende strettamente dal RAS (per esempio stenosi
dell'arteria renale); possono provocare iperkaliemia nei pazienti con
nefropatia o che assumono risparmiatori di K+; aumentano l'effetto ipotensivo
degli altri farmaci antipertensivi, perciò è necessario un aggiustamento della
dose; altri effetti riscontrati sono: nefropatia, epatite, prurito, alopecia,
vasculite.
Differenze tra ARB e ACE-inibitori:
Gli ARB riducono l’attivazione dei recettori AT1 in modo più
efficace rispetto agli ACE-inibitori. Questo perché gli ACE-inibitori
inibiscono l’azione dell’ACE su ATI, ma non inibiscono vie alternative di
formazione dell’ATII non ACE-dipendenti. Gli ARB consentono l’attivazione dei
recettori AT2, cosa che non succede con gli ACE-inibitori. Entrambe le classi
di farmaci aumentano il rilascio di renina. Gli ARB non danno molti degli
effetti collaterali degli ACE-inibitori, tra cui la tosse e angioedema. Gli
ACE-inibitori e gli ARB sono entrambi molto efficaci nel trattamento
dell’ipertensione essenziale e sebbene la loro somministrazione abbia effetti
quasi equivalenti, non sono ancora stati scoperti del tutto i relativi vantaggi
e svantaggi nell’uso di una o dell’altra classe di farmaci.
l LOSARTAN
Una volta somministrato
per via orale circa il 14% del composto viene convertito nel metabolita più
potente EXP 3174 ad opera degli enzimi CYP2C9 e CYP3A4. Il picco plasmatico di
losartan e di EXP viene raggiunto 1-3 ore dopo l’assunzione, mentre le loro
emivite sono di rispettivamente 2,5 e 6-9 ore. L’escrezione avviene per via
renale ed epatica (biliare); la clearance plasmatica viene alterata
dall’insufficienza epatica, ma non da quella renale. Il losartan è anche un
importante antagonista competitivo del recettore del trombossano A2 ed è quindi
in grado di ridurre l’aggregazione piastrinica. È stato dimostrato che losartan
è in grado di diminuire la mortalità e la morbilità cardiovascolare in modo più
marcato rispetto all’antipertensivo atenololo (β-bloccante).
l
OLMESARTAN MEDOXOMIL
L’olmesartan
medoxomil è un profarmaco che viene attivato da un esterasi nel tratto
gastroenterico; i picchi plasmatici si osservano dopo 1,4-2,8 ore rispetto
all’assunzione e l’emivita plasmatica è tra le 10 e le 15 ore. L’escrezione
avviene sia per via renale che epatica; l’insufficienza di uno degli organi
emuntori, sebbene pregiudichi l’eliminazione del farmaco, non rende necessario
un aggiustamento delle dosi. In uno studio l’olmesartan si è dimostrato un
agente antipertensivo più efficace di irbesartan, losartan e valsartan.
l
IRBESARTAN
In
seguito a somministrazione orale il picco plasmatico viene raggiunto in 1,5-2
ore e l’emivita plasmatica è compresa tra le 11 e le 15 ore. L’irbesartan viene
in parte metabolizzato a formare il proprio glucuronide che, insieme al
composto progenitore, viene escreto per via epatica (80% bile) e renale (20%).
In caso di insufficienza renale ed epatica la clearance del farmaco viene
scarsamente influenzata. E' stato dimostrato, misurando il rendimento della
filtrazione glomerulare, che l'Irbesartan ritarda l'evolversi di nefropatie ed
è in grado di ridurre le quantità di proteine (albumina) escrete con l'urina;
questo effetto è benefico soprattutto in caso di pazienti diabetici.
l
CANDESARTAN CILEXETIL
Il
Candesartan cilexetil è un profarmaco
estere inattivo che, durante assorbimento GI viene completamente idrolizzato a
formare la forma attiva, il Candesartan. Il picco si raggiunge 3-4 ore dopo la
somministrazione e l'emivita plasmatica è compresa tra le 5 e le 9 ore. Viene
eliminato attraverso i reni (33%) e attraverso la bile (67%). Il farmaco
dovrebbe essere somministrato una o due volte al giorno, per un dosaggio
complessivo di 4-32 mg al giorno.
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